Shining

Shining


L’Overlook, uno strano e imponente albergo che domina le alte montagne del Colorado, è stato teatro di numerosi delitti e suicidi e sembra aver assorbito forze maligne che vanno al di là di ogni comprensione umana e si manifestano soprattutto d’inverno, quando l’albergo chiude e resta isolato per la neve. Uno scrittore fallito, Jack Torrance, con la moglie Wendy e il figlio Danny di cinque anni, accetta di fare il guardiano invernale all’Overlook, ed è allora che le forze del male si scatenano con rinnovato impeto: la famiglia si trova avvolta ben presto in un’atmosfera sinistra. Dinanzi a Danny – che è dotato di un potere extrasensoriale, lo “shine” -, si materializzano gli orribili fatti accaduti nelle stanze dell’albergo, ma se il bambino si oppone con forza a insidie e presenze, il padre ne rimane vittima.
Shining (The Shining) è un romanzo horror di Stephen King, edito nel 1977.
Stanley Kubrick nel 1980 girò il film omonimo, interpretato da Jack Nicholson, con alcune differenze nella trama.
È risaputo che tra Stephen King e Stanley Kubrick non circolasse proprio buon sangue. Probabilmente tutto ebbe inizio quando Kubrick decise di iniziare le riprese del film. King, infatti, scrisse un bozzo di sceneggiatura che consegnò allo stesso regista, il quale declinò gentilmente l’aiuto dello scrittore. Sicuramente King si sentì offeso da questo gesto. Una volta visionata la versione di Kubrick, lo scrittore lo accusò di “freddezza”. Non motivata dalla presenza di richiami al gelo invernale, piuttosto dalla mancanza di attenzione da parte del regista. Quest’ultimo ha portato sul grande schermo una storia dove la componente sovrannaturale è quasi totalmente assente (nel romanzo invece è parte assolutamente fondamentale), dando così origine ad una tragedia familiare. Stephen King inoltre giudicò totalmente errata la scelta di dare le chiavi del personaggio principale all’attore Jack Nicholson. Cinque anni prima, la star del cinema era stata protagonista del film “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, immedesimandosi nella parte di un malato ricoverato ad un ospedale psichiatrico. Ciò, in aggiunta al suo ghigno da maniaco, avrebbe portato lo spettatore ad identificare il protagonista sin da subito come un dissennato fuori di testa. Nel romanzo di King, al contrario, la pazzia non è immediata. Nel libro, infatti, si può assaporare la graduale discesa negli inferi di Jack Torrance. In particolare nella seconda parte dell’opera, dove il potere malvagio del “Overlook Hotel” si manifesta con ancor più potenza.
Un ulteriore differenza è possibile rintracciarla nel rapporto tra i vari membri del nucleo familiare. In particolar modo il rapporto dei genitori verso il proprio figlio, il piccolo Danny. Nella pellicola cinematografica il bambino è proiettato verso la madre, preferisce la sua compagnia e il suo amore. Nel libro, invece, accade il contrario! Fin quando Jack Torrance rientra ancora nei limiti della sanità mentale, Danny preferisce la presenza del padre. Nell’opera narrativa vediamo che Wendy si pone diverse domande sul perché di questa “preferenza” non dettata dalla logica. Inoltre, viene colta dalla gelosia che solo un genitore può capire. Wendy, però, è inconsapevole del fatto che tra i due non c’è un semplice legame di sangue, ma qualcosa di forse ancor più potente e pericoloso.
I primi capitoli del romanzo possono sembrare un po’ lenti. Ciò perché lo scrittore ha impiegato numerose pagine unicamente per descrivere le riflessioni dei personaggi, i loro pensieri e soprattutto il loro passato. Quest’ultimo, nella trasposizione cinematografica, è stato completamente abrogato.
Non solo, ulteriori cambiamenti sono stati attuati anche nel finale. Kubrick ha scritto una propria sceneggiatura rielaborando le vicende del romanzo in forma parziale. Il finale, viceversa, è completamente diverso. Non aggiungiamo altro per evitare di fare spoiler.
Tutt’oggi molte persone che hanno visionato il film non sanno che, in realtà, è tratto dal romanzo di Stephen King. Fattore rilevante sicuramente è il minor numero di lettori, sempre più in calo, rispetto ai cinefili.
Ovviamente non posso far altro che invitarvi a prendere in considerazione l’idea di leggere magari prima il libro e poi prendere parte anche alla visione del film (diventato un cult).
Per tutti quelli che sono spaventati dalla mole del romanzo (che si articola di ben 588 pagine), l’unico consiglio che posso sentirmi di dare è di provarci. King non scrive con eccessiva semplicità. Ma racconta una bella storia con un’unica consapevolezza: servono protagonisti normali. Le storie possono essere anche assurde ma personaggi veri come i suoi si sentono vicini come pochi altri nella narrativa. King scrive per essere letto da tutti nel modo più giusto e coinvolgente.
Cosa ne pensate? Fateci sapere la vostra opinione!
 

Generoso Piccolo