E tu sei cringe?

E tu sei cringe?


Con la globalizzazione in Italia, analogamente ad altri Paesi, si sono diffusi termini inglesi o derivanti dall’inglese che molto spesso provocano confusione nelle generazioni precedenti alla nostra. Si parla con abbreviazioni e slogan, come se le conversazioni fossero un messaggio SMS. Ormai i giovani conoscono una piccola parte d’inglese solo ed esclusivamente grazie ai social, per alcuni si tratterebbe di appropriazione culturale. Uno dei termini più utilizzati in questi anni, sui media o anche nella vita reale, è “cringe”.
Ma cosa vuol dire?
Dall’etimologia inglese scopriamo che il significato di questa parola non è sempre quello sottinteso oggigiorno. Il cringe può voler dire “rannicchiarsi o contrarre i muscoli involontariamente come per il freddo o per il dolore” oppure “indietreggiare per il disgusto”. Oggi noi italiani, come il resto del mondo, attribuiamo a questo termine solo un senso: imbarazzo. Infatti è quella sensazione di disagio fastidioso che si prova nei confronti di un individuo o durante una determinata situazione. Si parla di “cringiare” quando un comico, ad esempio, fa battute davvero imbarazzanti oppure quando un ragazzo chiama la sua fidanzata “orsacchiottino”. Ognuno prova la sensazione di cringe in maniera diversa. Lo sviluppo di questo termine è avvenuto tra il 2015 e il 2016, quando le sfide “Try not to cringe”, ovvero “prova a non cringiare”, erano virali su Youtube. Queste erano, semplicemente, una raccolta di video molto imbarazzanti pescati qua e là sulla rete. Ad oggi, il cringe è registrato in inglese dall’Urban Dictionary, dizionario online di gergalismi compilato da utenti di lingua inglese, con il seguente significato: “quando qualcuno si comporta o è così imbarazzante da farti sentire estremamente pieno di vergona e/o imbarazzato”.
E voi, avete mai provato il cringe?

Edo Somma

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