La libertà nell’essere diversi

La libertà nell’essere diversi


“Le donne sono solo donne e gli uomini sono solo uomini.
Nulla può essere posto tra i due termini e, tanto meno, esiste qualcosa oltre questi due”
Queste sono le parole che mi sono sempre state dette, anche non esplicitamente, ma tra le righe.
Subdole tra i “ma” e i “non”, così  balbettati da chiunque, quasi rimbombanti tra i sospiri e i sussurri, perché tutto ciò che non può essere categorizzato, capito o stilato, è qualcosa di indicibile, un segreto tra quella vocina nella testa e l’infinito. 
Facendo qualche passo indietro, dall’immensità dell’universo arriviamo in Puglia,  più precisamente ad Andria.
La quarantanovenne Gianna muore dopo un incidente, sulle scale di casa.
“Ad Andria, Gianna è venuta a mancare all’affetto dei suoi cari che ne danno il triste annuncio ”
Questo è ciò che recita la locandina funebre postata sulla pagina Facebook di Taffo, agenzia di onoranze funebri romana. E, a questo punto,  la domanda sorge spontanea: perché non fare la locandina nella cittadina stessa, così  da non arrivare fino a Roma?
L’agenzia spiega :“Muore ad Andria una persona transgender, Gianna, indigente perché scartata dalla società.
La famiglia decide di affiggere manifesti funebri con il suo nome al maschile. Un’offesa al nome e all’identità con cui la conoscevano tutti. Abbiamo deciso di rifare la locandina funebre per darle un rispettoso ultimo saluto”.
Lo scandalo in questione è accompagnato dalla testimonianza della sindaca di Andria, Giovanna Bruno : “Mi ha fermato qualche giorno dopo il mio insediamento. Cercava un alloggio, ma mi ha raccontato che nessuno voleva farle il contratto. Aveva un sostegno economico e  dei servizi sociali, ma il suo cruccio era la casa. Mi sarebbe venuta a trovare. Voleva parlare ed  essere ascoltata”. Perché Gianna voleva essere capita.
E come lei, tantissimi altri ragazzi e ragazze lottano tutti i giorni per diritti a loro negati. 
Un primo cambiamento è avvenuto solo nel 2015 quando, grazie ad una sentenza della Corte Costituzionale, una persona poté cambiare il nome e il genere senza rettificare chirurgicamente il sesso, sia maggiorenne  che  minorenne, quest’ultimo accompagnato da un genitore.
Poi ancora, nel 2018, la transessualità è stata rimossa dalla categoria dei disordini mentali dell’International Classification of Diseases, per poi essere inserita nel nuovo capitolo delle “condizione di salute sessuale”.
Inoltre, verso la fine del 2020, è stata approvata la Legge Zan, contro la discriminazione e la violenza per motivi legati alla sessualità,  all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alla disabilità. Sono tutti piccoli passi che però, nelle singole realtà degli individui interessati, possono cambiare la vita. Perché, in fin dei conti, ciò che manca è il rispetto verso l’altro, la giusta apertura mentale per accogliere il “diverso”.

Maria Teresa Zito