Corpi, concetti e limiti

Corpi, concetti e limiti

Attenzione! Questo testo potrebbe urtare chi manca di sensibilità alla libertà d’espressione. Buona lettura.

Dicono tante cose in giro. Parlano di corpi, concetti e limiti. Fortunatamente (o sfortunatamente, interpretatelo a vostro piacimento) non solo di quelli matematici.
La filosofa francese Simone de Beauvoir scrisse delle parole decisamente non fraintendibili: “Che niente ci limiti. Che niente ci definisca. Che niente ci reprima. Che la libertà sia la nostra essenza.” D’accordo o meno con l’aforisma, sicuramente non possiamo negare quanto valga nella nostra vita la manifestazione del cosiddetto Wesen (la nostra essenza). Poiché intrappolati in un circolo vizioso di bisogni che non ci appartengono, aspirazioni di altri e lavori forzati, finiamo sul fondo del baratro della vita, dove suicidarsi appare la scelta più facile dinanzi ad un futuro opprimente, ad un destino da macchina. Romanticamente, potrebbe opporre a questa condizione umana l’inno del “Chiamami ancora amore” di Roberto Vecchioni, ma nella pratica le domande che ne conseguono appaiono quasi naturali: quanto valgono le nostre opinioni? Quanto siamo davvero liberi? Non siamo nella posizione di fare quello che vogliamo con il nostro corpo, lo suggeriscono gli standard di bellezza e i pregiudizi di qualche cafone. La Francia ha inserito il diritto all’aborto nella Costituzione! E noi donne in Italia non possiamo neppure darci piacere. Non siamo liberi nei concetti e lo vediamo dalle banalità. Se qualcuno ritiene che Sanremo dovesse vincerlo Geolier, allora è un meridionale con il marsupio, se invece qualcun’altro sopraggiunge dicendo che Angelina Mango si è meritata di andare all’Eurovision, si presenta come il classico antimeridionalista (indubbio è che tutti però vogliamo andare al prossimo concerto di Marco Mengoni).
Così come, se ci poniamo favorevoli alla posizione palestinese, siamo semplicemente antisemiti, giusto? Ma lettore che invece supporti la causa israeliana, cosa ti hanno fatto gli arabi? Sono innumerevoli le opinioni contrastanti, autorevoli, persino sgrammaticate, che girano sugli argomenti più disparati.
Univoco è il fatto che ogni qualvolta due idee entrino in contatto, si “scannano” (termine indicato per dire che non sappiamo essere democratici neppure nei discorsi). Spesso non siamo capaci di argomentare senza cercare di prevalere sul prossimo. Perciò i concetti che esprimiamo sono davvero liberi? Le informazioni che ci vengono date, di cui siamo convinti, quanto rispondono effettivamente al vero? In riferimento ai limiti non si parla mai troppo, sono l’ultima parte del nostro viaggio settimanale e la più dura da affrontare.
Mentre per l’autrice dell’articolo è addirittura noioso darne una definizione scientifica, umanamente è semplicemente dura descrivere quanto i limiti si impongano in ogni aspetto della nostra vita. Siamo limitati nel pensare (questo però lo avevate già compreso), nell’agire (poiché colui che si scardina dai ruoli imposti dalla società è un pazzo pirandelliano, un completo inetto a vivere), non siamo liberi di alzare una bandiera senza venir criticati, di amare senza venir percossi o denigrati (poiché se ami troppo sei una “zoccola”, se ami un altro uomo sei un “frocio”) e non siamo neppure legittimati a dire “no alla guerra” (non è affar nostro). A questo punto, in una realtà così limitante, come possiamo noi giovani ed inesperti distinguere il giusto dallo sbagliato, il male dal bene? Forse in un sogno.
“Io conosco poeti che spostano i fiumi con il pensiero”.

Chiara Ricciardi