L’ulivo è stato piantato

L’ulivo è stato piantato

I riflettori del teatro Ariston si sono ormai spenti, ma del festival più atteso dell’anno se ne continua ancora a parlare, poiché  gli accadimenti sanremesi che mantengono ancora fumante la questione sono tanti e variegati. Il nodo centrale del dibattito è sicuramente la vittoria di Angelina Mango, seguita dalla mancata vittoria di Geolier, tuttavia il contorno è riempito dalla discussione riguardante le canzoni che per alcuni spettatori non meritavano di avere come cassa di risonanza il palco più prestigioso che esista. Certamente è normale che ognuno abbia a cuore i propri beniamini e che non riconosca il valore di canzoni troppo lontane dai propri gusti, ma, ovviamente, l’importante è tenere a mente la dignità di tutti ed esprimere le proprie opinioni nel rispetto di quest’ultima. Nonostante questo concetto sembri per molti banale, va comunque sottolineato, in quanto la sua comprensione e condivisione non è purtroppo opera di tutti. Per questa ragione quella che dovrebbe essere una festa dell’italianità diventa per certi aspetti un motivo di tristezza, convertita poi in una cattiveria che getta nel dimenticatoio anche le cose belle di cui tutti siamo stati spettatori.

Per far sì che questo non accada concentriamo la nostra attenzione sulla serata cover, ovvero quella che per molti è una delle serate più emozionanti della gara e, sebbene la classifica testimoni un’altra verità, è opinione comune che il duetto Vecchioni-Alfa con “Sogna ragazzo sogna” meritasse il podio. Sulle note di questo testo i protagonisti hanno dato a tutti la possibilità di immaginare un filo che unisca realmente le due generazioni, da un lato c’è quella di un ex professore che ha composto tempo fa la canzone, pensando e dedicandola ai suoi studenti, e dall’altro c’è un ragazzo, uno studente, che decide dopo tanti anni di “non lasciare un treno fermo alla stazione”, finendo così la canzone sotto la sollecitazione di quella che  superficialmente viene chiamata “vecchia generazione”. Alfa ha gli occhi increduli, ma decide di cimentarsi nel ruolo mentre Vecchioni fa un passo indietro, poiché, nonostante sappia che in quel contesto lui sia un po’ il Golia della situazione, sa anche che “la ragione non sta sempre con il più forte”. La scena viene dunque divisa da due inquadrature, in una c’è il giovane che intona parole che gli partono dal cuore, mentre dall’altra c’è il suo maestro che ha gli occhi chiusi per interiorizzare meglio quel che ascolta, ma quando li apre non smette di guardare il suo ragazzo che rappresenta il futuro che in parte ha contribuito anche lui a creare come educatore. E se il risultato sono proprio quegli occhi si può affermare che le parole di “Sogna ragazzo sogna” siano arrivate a destinazione. Infatti, grazie a quelle parole accompagnate da una sana incoscienza, Alfa ha avuto la possibilità di guardare l’artista che per alcuni (pochi per fortuna) è solo una “vecchia leva” destinata a farsi da parte con un’altra luce che rende il cantautore dall’esperienza notevole una fonte sacra da cui attingere. Alla fine dell’esibizione arriva al pubblico la consapevolezza che l’ulivo sia stato piantato, ma non prima di morire, come dice la canzone, bensì al tempo giusto, dando così la possibilità a tutti (anche ai più anziani) di vederlo fiorire.

Grazia Scognamiglio