Caso Salis: Manifestare fa finire in prigione

Caso Salis: Manifestare fa finire in prigione

Ilaria Salis, maestra e attivista monzese, è stata arrestata a Budapest l’11 febbraio 2023. La 39enne ha partecipato ad una manifestazione antifascista contro quella del “Giorno dell’onore”. Quest’ultimo ha luogo nella capitale ungherese da molti anni e raduna centinaia di estremisti di destra da tutta l’Europa. La donna è stata accusata di aver aggredito due nazifascisti, che per l’accusa avrebbero subito lesioni “potenzialmente mortali” e di essere un membro dell’Hammerbande, gruppo nato in Germania contro i militanti fascisti. La Salis ha rifiutato gli 11 anni di patteggiamento proposti dall’accusa, dichiarandosi sempre innocente, ma ora ne rischia 24 in un carcere di massima sicurezza. Le condizioni in cui è giunta in aula per la prima volta sono state definite “davvero disumane”. Mani ammanettate e trasportata con una catena da una poliziotta, quasi come un cane che viene portato a spasso dal suo padrone. Questa vicenda ha suscitato scalpore in Italia e in molti hanno difeso la Salis, tanto da far intervenire il Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani e quello degli Esteri ungherese Péter Szijjártó.

“È sorprendente che l’Italia cerchi di interferire in un caso giudiziario ungherese. Questa signora, presentata come una martire in Italia, è venuta in Ungheria con un piano chiaro: attaccare persone innocenti per le strade come parte di un’organizzazione di sinistra radicale. Spero sinceramente che questa signora riceva la meritata punizione in Ungheria”. Con tale dichiarazione il ministro Szijjártó ha commentato ciò che sta accadendo in Italia riguardo questo caso e intima all’Italia di “stare al suo posto”.

Il Governo Italiano e Tajani non hanno esitato a ribattere e hanno riferito che “da tempo hanno preso l’iniziativa di affrontare il tema delle condizioni di detenzione della signora Salis, come viene fatto in molti casi per cittadini italiani detenuti all’estero. Senza nessuna volontà di interferenza, ma con la chiara intenzione di far pressione per verificare che le condizioni di detenzione rispettino le normative europee che richiamano alla tutela dei diritti umani. Ed è quanto il Governo Italiano continuerà a fare in questo come in altri casi simili”.
Intanto spuntano diverse scritte vergognose contro Ilaria Salis nei pressi dell’ambasciata dell’Ungheria a Roma tra cui il disgustoso “Ilaria muori” sulle pareti. Tutti attendono il 28 marzo, data della prossima udienza, per approfondire e capire con certezza questo caso giudiziario.

Rosalba Prete