Giuseppe Moscati – Ľamore che guarisce

Esistono persone che nascono con il desiderio irrefrenabile di aiutare il prossimo e se non ci riescono soffrono. È questa la personalità che traspare dalla miniserie, realizzata da Giacomo Campiotti, ispirata alla vita del medico santo di cui oggi ricorre la  dipartita: Giuseppe Moscati.
Naque in Campania nel 1880 da una famiglia molto ricca, il che gli permise di iscriversi alla facoltà di medicina, i cui esami non risultarono tanto difficili per il  giovane Giuseppe, che fin da bambino si prodigava per l’altro. Infatti spese la sua adolescenza per dedicarsi al fratello che soffriva a causa del trauma provocatogli da una caduta da cavallo. Il 4 agosto 1903 Giuseppe Moscati conseguì la laurea in medicina con pieni voti. Accanto a lui vi era l’amico Giorgio Piromallo, che lo accompagnò nelle sue scelte e sostenne i suoi sogni, perché d’altronde li condivise. Ben presto, però, i due si trovarono in competizione per ľunico posto disponibile all’Ospedale degli Incurabili di Napoli.
Giorgio, in sede di ammissione, fece qualche errore, ma poichè aveva saputo precedentemente a chi rivolgersi, passò il test. Anche Giuseppe riuscì a superarlo, ma senza aiuti esterni. Dovette, quindi, dire grazie solo a sé stesso a al suo anticonformismo, che gli fece guadagnare l’antipatia della commissione e di riflesso la simpatia del presidente, il professore Monteforte (anch’egli molto odiato dalla commissione) che lo assunse come aiuto medico. Nel frattempo Giuseppe non si era dimenticato dell’amore, essendosi fidanzato con la principessa Elena Cajafa, per la quale prova un forte amore. Legame che diventò quasi secondario se paragonato ai sentimenti che provava per i suoi pazienti. Dunque, la principessa, non amando essere considerata seconda a qualcuno, divise le loro strade. Elena sposò, in seguito, Giorgio, l’amico del suo ex fidanzato. Ora, capire i sentimenti che provò Giuseppe non è facile, ma per lo spettatore che è già riuscito ad inquadrare il personaggio non sarà una sorpresa scoprire che il medico prodigio fu felice di questa unione, tanto da restare sempre il loro più caro amico. D’altronde Moscati aveva altro a cui pensare, ormai i suoi pazienti erano la sua priorità e per curarli non si fermava neanche davanti alla paura di morire. Il caso esempio è quello dell’eruzione del Vesuvio del 1906, quando salvò gli ammalati di un piccolo ospedale psichiatrico di Torre del Greco, ordinandone l’evacuazione e convincendo i più ostili con la musica. Moscati a poco a poco non fu più il fratello, il fidanzato o l’amico di qualcuno, ma fu semplicemente il medico di tutti, anche dei più poveri che si recavano a casa sua per sapere come stavano e per ricevere cure speciali, ovvero di tipo economico. Giuseppe Moscati donò tutto quello che aveva, fino a diventare quasi totalmente povero, ma la sua umanità non si fermava davanti a nulla, nemmeno quando la sua salute iniziò a dare segnali di cedimento.
A questo punto la scena è interessata da un grosso colpo di scena, Elena si recò da Giuseppe perché lei e Giorgio non riuscivano ad avere bambini, per questo Moscati la portò in orfanotrofio, dove conobbe Antonio, che scelse di adottare senza un apparente motivo fra una folla di bambini, eppure una motivazione c’era eccome. L’epifania di questa motivazione arriva alla fine della serie, quando l’amico Giorgio, dopo tanti rancori, si recò a casa sua, quasi come se sapesse di avere poco tempo per riappacificarsi, allora Giuseppe gli rivelò che quel bambino che aveva adottato con Elena era il figlio che Giorgio aveva avuto tempo prima con una ragazza, che però non aveva riconosciuto e per questo la madre si sentì costretta ad abbandonarlo. Una volta scoperta la notizia, Giorgio avrebbe voluto correre a casa per festeggiare, ma appena sceso dal palazzo dell’amico, sentì in sottofondo le campane, che piuttosto che suonare a festa, suonavano per un funerale e la piazza del Gesù era piena di persone che si disperavano, chi era morto di così importante?
Una voce gridò: “Giuseppe Moscati, il medico dei poveri, è morto ieri”.
Eppure Giorgio gli aveva parlato 5 minuti prima.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *