Caso Genovese: l’orrore di un circolo vizioso

Caso Genovese: l’orrore di un circolo vizioso

Il 2020 è un anno in cui sono avvenuti moltissimi eventi di cronaca ma evidentemente non sono bastati per farlo terminare con il botto.
La Terrazza Sentimento di Milano era da sempre lo scenario di festini, spesso organizzati dall’imprenditore 43enne Alberto Genovese, durante i quali si faceva volentieri uso di droghe. Ma, il 10 ottobre, uno di questi finisce in tragedia. Una ragazza di 18 anni viene drogata, stuprata e segregata per ore proprio dal suddetto imprenditore. Dopo un intero giorno, riesce a scappare ma evita di raccontare l’accaduto per timore di subire ritorsioni verso la sua famiglia. Infatti, non era stata la prima a vivere quell’orrore.
Troverà il coraggio di parlare solamente dopo la notizia dell’arresto di Genovese. Decide di denunciare quanto è successo ma il supporto che spera di ricevere non arriva. I social si schierano contro di lei, motivando l’orrore di cui era stata vittima con i soliti: “te la sei cercata” e così, finisce col cercare giustizia nel programma di Barbara D’Urso, “LIVE Non è la D’Urso”. Afferma di aver saputo della festa tramite amiche, messe in lista da un conoscente in comune, e di non conoscere assolutamente l’uomo. “Sono distrutta, confusa e sotto shock. Mai avrei pensato di andare a una festa e poi vivere un incubo del genere. Gli insulti e le offese sui social sono stati un’ulteriore violenza” rivela al suo legale. Inoltre, racconta della prima parte della serata, verso le 22:30: ricorda di aver ballato e chiacchierato insieme alle amiche, di aver poi assunto spontaneamente una sostanza. La “2CB” veniva posta in piatti e messa a disposizione degli invitati. Ma dopo l’incontro con Genovese e fino alle 16:30 della giornata seguente, i ricordi della ragazza iniziano a diventare confusi e sfocati a seguito dell’assunzione di altre sostanze. Si ritrova semplicemente nuda nel letto, Genovese accanto sveglio e il lenzuolo ricoperto di sangue.
Oltre al caso di questa ragazza, purtroppo ne possiamo trovare altri. Come quello che vede protagonista una ragazza di ventitré anni che ha deciso di raccontare l’accaduto dopo la testimonianza della prima ragazza. Questo non è molto diverso dal primo caso, l’unica differenza è il luogo. Infatti la vittima afferma che, dopo essersi fatta inserire nella lista degli invitati da un suo amico (come è successo nel primo caso), Genovese le ha pagato il biglietto per Ibiza dove si trovava la Villa Lolita, in cui avveniva il party. La ragazza racconta che i primi giorni li trascorse drogandosi e facendo festa. Ad un certo punto però, andò con Alberto ed altre ragazze in una stanza e assunsero cocaina. Da quel momento non ricorda più nulla. Dopo le testimonianze di queste due ragazze il caso ha causato molto scalpore mediatico.
Infatti al “Mattino cinque” l’avvocato Annamaria Bernardini De Pace, in collegamento, spiega il significato dell’intervista rilasciata al quotidiano “Libero” e afferma che tutti conoscevano il retroscena di tali feste e che se non ci fossero andate, non sarebbe successo niente. Da qui nasce il dibattito con Carmelo Abbate, Federica Panicucci e Alessandro Cecchi Paone. “Non ha responsabilità nello stupro ma per essere andata lì!”. “Le donne devono proteggersi mantenendo certi atteggiamenti”. “Non dico che c’è attenuante, lui è ultra colpevole e lei non ha saputo difendersi. Non ci vai a quelle feste. Ti droghi? Sei a rischio”. Queste sono alcune delle frasi dette dalla De Pace.
Perché la ragazza in questione avrebbe dovuto rinunciare alla sua libertà di andare in un luogo? Solo per il timore che esseri privi di decenza, la possano violentare o mancare di rispetto in qualsiasi modo?
Ancora, nel 2020, si pensa che per evitare una violenza sia la vittima a doversi “vestire adeguatamente in certi orari, in certi luoghi e con certi atteggiamenti”. In realtà, si dovrebbe estirpare la radice del problema, la mancanza di rispetto verso le persone. Finché non si capirà questo, il problema continuerà a ripetersi all’infinito e saranno dimenticate le voci di moltissime donne che si sono battute per il presente e per il futuro.

Daniela Capolungo