3° CARTACEO – 2020

Si parla tanto di questo 2020. Sarà perché sta finendo. Non si sa bene il motivo ma quando finisce qualcosa, all’improvviso, abbiamo le capacità di vederla meglio. La comprendiamo, uniamo tutti quei fili che fino a pochissimo tempo prima parevano tanto sconnessi.
La prima volta che un membro della nostra Redazione ha sentito, o letto, “The Pennyroyal Tea” non si scorda facilmente. Non è certo facile scordare l’iniziale momento di curiosità, la prima riunione e, infine, la decisione di restare. Ma è un bene perché per mettere a posto i fili dobbiamo partire proprio da lì.
Per l’Italia l’inizio di gennaio è stato la calma prima della tempesta. I telegiornali non dicevano la stessa cosa a tutte le ore, certo, si parlava sempre di violenze e soprusi ma almeno lo scenario cambiava un po’. Soprattutto non avevamo l’odiatissima pubblicità con le raccomandazioni anticontagio. Comunque, come tutti sappiamo bene, la situazione si è ribaltata nel giro di un paio di settimane: siamo passati dal “che si fa a Pasqua?” al cercare la ricetta perfetta per la pastiera. Se ci è andata bene. Sì, perché mentre molti si deprimevano per l’impossibilità di uscire di casa, altri desideravano lasciare un letto d’ospedale. O almeno, salutare i parenti per l’ultima volta. Anche attraverso il cellulare prestato dall’infermiere. In estate, sembriamo essercene dimenticati. Abbiamo festeggiato una vittoria che non era neanche lontanamente nostra. Così, in brevissimo tempo la situazione che credevamo essere ormai sotto controllo si è rivelata disperata. E abbiamo chiuso di nuovo. Non era proprio ciò che ci aspettavamo da questo benedetto 2020.
Quando all’inizio di quest’anno, i nuovi membri hanno parlato con i referenti per avere informazioni sul progetto, sono abbastanza sicura che abbiano sentito: ”ci vediamo ogni martedì alle 14:30 nell’aula 19 della Sede Centrale, salvo imprevisti”. Un po’ come quando, a Capodanno, abbiamo brindato contenti all’anno nuovo, convinti che sarebbe stato il migliore.
E no, forse non sarà stato proprio il migliore di tutti ma quelle persone che si sono ritrovate a partecipare a riunioni su Zoom non hanno mai lasciato. Sono rimaste nonostante la connessione traballante, nonostante non ci fosse la prospettiva di stampare nulla nell’immediato futuro. Nonostante non avessimo apparentemente granché da offrire, se non la speranza di essere letti. Ecco, il bello di questo 2020 sono quelle persone. Loro, che sono la ragione del numero che leggerete. Loro che sono cresciute, che si sono aiutate, che hanno aggiunto ognuna qualcosa alla storia dell’altra. Imparando, o riscoprendo, che il senso della parola umanità sta proprio nel modo in cui ci rapportiamo gli uni con gli altri ma anche, nella forza delle nostre idee.
Insomma, se non altro, dal 2020 abbiamo imparato a non dare nulla per scontato perché ciò che reputiamo poco importante ha strani modi di dimostrarci il contrario. E forse, anche l’umanità intera un giorno arriverà a questa nuova consapevolezza, abbandonando la sua egocentrica visione delle cose.
Ma per quanto sia comodo e rassicurante sperare nel domani, tutto ciò che abbiamo è l’oggi. E l’oggi è un virus contro cui non siamo ancora vaccinati, la scuola chiusa, l’impossibilità di vedere i parenti più lontani a Natale. Ma anche tante idee che aspettano solo di essere messe in pratica. Vi offriamo così il nostro ultimo lavoro. Il nostro pezzetto di oggi che speriamo possa aiutarvi, e aiutarci, a capire meglio i tempi che viviamo.

Maria Rossella Capolungo

Martina Savarese