Mala Jin: tulipani nel cemento, un romanzo di Anna D’Auria

Mala Jin: tulipani nel cemento, un romanzo di Anna D’Auria

“Mala Jin è una storia di resilienza e di audacia delle donne curde, da sempre emblema di tenacia e di forza nel lottare, anche a costo della propria vita, contro i miliziani che rifiutano di riconoscere l’autonomia del Kurdistan.”Queste sono state le parole con cui Anna D’Auria, autrice del libro “Mala Jin – Tulipani nel cemento”, ha descritto la sua opera durante la conferenza tenutasi giovedì 24 febbraio presso il nostro liceo, la cui tematica principale è stata l’emancipazione femminile. Dopo che la scrittrice ha risposto ad alcune domande inerenti al suo romanzo, collocato nella classifica dei 200 libri più belli d’Italia, è intervenuta Libera Cesino, avvocata nonché presidentessa dell’associazione “Libera dalla Violenza”, il cui motto è “l’amore non spegne il sorriso”. Quest’ultima ha affermato l’importanza di non dare mai per scontati i diritti di cui le donne italiane godono, perché questi sono stati ottenuti solo a seguito di innumerevoli battaglie e sacrifici da parte delle nostre antenate che, come le donne curde, hanno scelto di non consentire agli uomini di soffocare la loro voce, pur essendo consapevoli dei conseguenti rischi per la loro incolumità. In seguito, la pediatra Rosa de Nicola, presidentessa dell’associazione “Lions” (il cui motto è “to serve”, ossia essere solidali nei confronti dei più deboli e bisognosi) ha raccontato che quando frequentava l’università di medicina, all’incirca 50 anni fa, c’erano soltanto venti studentesse su un totale di circa mille studenti. Al giorno d’oggi però, fortunatamente, la situazione è cambiata e sempre più donne accedono a studi universitari prima considerati adatti esclusivamente al genere maschile. Infine è intervenuta la professoressa Carmen Matarazzo, presidentessa di ben due associazioni: la prima, “Achille Basile, le ali della lettura”, si occupa della promozione culturale; la seconda invece ha come obiettivo la difesa dei valori classici, da cui dovrebbe prendere esempio anche la società moderna. Basti pensare, infatti, a tutti i migranti morti in mare o a tutte le donne, tra cui quelle del Kurdistan, vittime di femminicidio. Queste persone hanno perso la vita a causa dell’indifferenza di coloro che avrebbero potuto fare qualcosa per salvarle ma che hanno scelto, per vigliaccheria, di non agire. Tutte le testimonianze ascoltate durante questa conferenza hanno offerto a noi studenti l’occasione di riflettere sull’importanza di non essere mai membri passivi della società, bensì individui attivi nella lotta per l’ottenimento della parità tra uomo e donna e per il riconoscimento del valore di tutte le etnie, diritti che dovrebbero essere inalienabili ma che, nonostante i passi avanti, non vengono riconosciuti appieno.

Francesca Pia Nastri