Il delitto del trapano

Il delitto del trapano

“Dove hai trovato la forza?”

-“Siamo Donne tesoro, la forza trova noi!” –


Questa è la storia di Antonella e Luigia, due donne di 42 anni molto diverse tra di loro, che vivevano nella periferia di Genova.
Antonella faceva la prostituta in una stradina di Genova, presso un negozietto con la saracinesca munita di una piccola luce: il verde indicava che Antonella era libera e il rosso che era con un cliente.
La luce di Antonella era quasi sempre rossa, poiché non era solo una fredda professionista, ma una persona che passava ore e ore a parlare con i suoi clienti.
Antonella lavorava tutti i giorni della settimana, da mezzogiorno fino alle nove di sera, ed anche la mattina del 6 settembre 1995, Antonella uscì di casa per recarsi nel suo monolocale nei “carruggi” (i vicoli nelle città liguri).
Invece Luigia era sposata con Mario Andreini, magazziniere con il quale aveva avuto due figli: Roberto e Francesca. Verso la fine degli anni ’80, stancatosi del suo lavoro, Mario decise di aprire un bar a San Martino, ma non avendo i soldi per ristrutturarlo chiese aiuto a degli usurai. Morì negli anni ’90, lasciando Luigia con un debito di 250 milioni di lire e due figli da mantenere.
Luigia lavorava come infermiera privata presso la signora Adriana Frevega e anche lei la mattina del 6 settembre lasciò casa per dirigersi a lavoro, ma prima si fermò in un bar per prendere un caffè; quella fu l’ultima volta che qualcuno vide Luigia.
I segreti, semplici e frangibili tele di ragno, possono nascondere sorprendenti verità, ma agli occhi di chi osserva la vita senza giudizio, combattere di nascosto contro i demoni può rivelarsi un atto di coraggio.
Il giorno seguente la figlia di Luigia, Francesca ( di 19 anni ), siccome la madre non aveva fatto ritorno a casa, chiamò la signora Adriana chiedendole sue notizie; lei rispose di non saperne nulla. Terminata la chiamata, la signora Adriana, che non era altro che l’anziana prostituta che affittava il monolocale ad Antonella, chiamò i carabinieri, che alle 8:30 fecero irruzione nel piccolo negozio. Era un ambiente stretto, soffocante e con una tenda al centro, dietro la quale Antonella, anche conosciuta come Luigia, giaceva a terra in una pozza di sangue, con indosso solo dei leggings neri; il corpo presentava numerose ferite e aveva la punta di un trapano conficcata nella gola.
L’autopsia stabilì che la morte era avvenuta tra le 21 e le 23, ma nessuna delle dieci ferite fu la causa della morte effettiva. Furono interrogati vari sospettati, tra cui il figlio Roberto, che venne subito rilasciato. Poi fu la volta di Adriana ed altre prostitute. Il giorno 11 settembre apparve un altro indagato: Ottavio Salis, cinquantadue anni, elettricista sposato con due figli.
I carabinieri erano arrivati a lui attraverso un assegno di 500 mila lire che Antonella aveva versato per alcuni lavori effettuati, inoltre risultò essere il proprietario del trapano.
Le autorità chiesero il test del DNA del tessuto ritrovato sotto le unghie della vittima; l’uomo si dichiarò più e più volte innocente ed il 14 settembre venne avvistato sulla sopraelevata, dove scavalcò le protezioni e si buttò di sotto. Morì poco dopo in ospedale.
Un gesto disperato quello di Ottavio, che compì lui per non colpire di vergogna la sua famiglia; eppure, pochi giorni dopo il test del DNA lo scagionò. Le indagini continuarono senza alcun risultato, poi il 25 marzo 1996, Adriana Frevega fu trovata morta nella sua casa dopo aver ingerito una confezione di barbiturici. La sua morte fu dichiarata suicidio, ma restò il dubbio che fosse collegata alla morte di Luigia.
Nel 2004, alla procura di Genova arrivò una lettera per il procuratore:
SONO IO IL MOSTRO DEL TRAPANO. ANNI FA HO COMPIUTO UN OMICIDIO, NON SONO MAI STATO PRESO.
HO PAURA DI FINIRE PER SEMPRE IN GALERA, LA MIA VITA STA CAMBIANDO.
Questo fu il messaggio lasciato dall’assassino.
Ancora oggi non si sa chi possa essere davvero il colpevole.
Tante teorie ed una sola certezza: tre vite distrutte, senza contare quelle dei loro familiari, che non hanno mai avuto vera giustizia.
Questa però è un’ulteriore prova della forza delle donne: Luigia era una persona con una forza d’animo straordinaria ed una madre che, per salvare la propria famiglia dalla miseria, si era trasformata in Antonella, una prostituta considerata da alcuni uomini solo un oggetto per lo sfogo.
Luigia o Antonella era una donna forte, pronta a tutto per la sua famiglia, anche alla morte.
Per questo è giusto ricordare la sua storia, cosicché il richiamo alla giustizia risuoni tra i silenzi.

Marika Niro

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