Piezze ‘e core

Piezze ‘e core

Mario Merola nasceva il 6 aprile di 87 anni fa a Napoli, la città che si divide tra chi si difende con la carta e con la penna (gli élite), e chi preferisce farsi giustizia da solo. Fra i vicoli li chiamano gli sceneggiatori; loro però non creano film, ma situazioni reali ricche di minacce, brutte parole e anche mazzate. La sceneggiata è nata dal popolo tra gli anni venti e gli anni quaranta del ‘900. Essa è un lavoro teatrale che inizia da un soggetto tratto da una canzone, e termina in una rappresentazione melodrammatica, ricorrendo a scenari ricchi di sfarzo, coreografie e concerti strumentali. In questo modo tutte le arti espressive si uniscono, formandone una sola capace di far ridere e piangere allo stesso tempo. I soggetti di queste grandi “esagerazioni” sono sempre i sentimenti: il tradimento, l’amore strappato, mamme morenti e altro; di conseguenza, la trama gira intorno a “isso, essa e malamenta”, ovvero i due eroi che si trovano a combattere contro il cattivo, ma non sempre vincono. La sceneggiata, però, durerebbe poco se il tempo fosse impegnato solo in questa lotta; per questo le vicende iniziano a complicarsi con la comparsa dei personaggi secondari come ‘o nennillo (il figlio a cui si vuole troppo bene), un bambino molto colorito e simile al padre-guappo, un personaggio malavitoso che ostenta le sue doti in pubblico. A tutto ciò la canzone napoletana ha dato ampio eco, attribuendo grande importanza a questo fenomeno, trattato quasi mai con le pinze dai più famosi cantanti, come il padre della sceneggiata napoletana: Mario Merola. I Merola erano tanti e i soldi non bastavano, per questo Mario decide di prestarsi ai lavori più umili pur di portare qualcosa a casa; fa di tutto, dal bersagliere all’aiuto cuoco. Ma la sua anima si fa sentire: vuole cantare. Così a 25 anni Merola intraprende un viaggio verso il successo che non avrà fine. Il suo modo di cantare, istintivamente drammatico, ha fornito alla sua figura una notorietà non indifferente. Restano impresse nella nostra memoria canzoni come O’ ZAPPATORE, GUAPPARIA, E’ BELL O MAGNA ed altre. Proprio quest’ultima è l’esempio calzante del fatto che le sue canzoni non erano solo “di giacca”, ma veri e propri componimenti poetici non sempre strappalacrime. Negli anni ’80 egli intraprende un viaggio più tortuoso: la televisione. Merola diventa attore e regista di film come L’ultimo guappo e altri. Dopo tanto trionfo, però, nel novembre del 2006 ci lascia, senza tante spiegazioni. Non sappiamo perché, ma Napoli era a lutto quel giorno; non sappiamo perché milioni di telespettatori abbiano pianto davanti ai grandi titoli cinematografici che lo vedevano protagonista. Non conosciamo, insomma, il suo cavallo di Troia; forse le umili origini, il suo desiderio di riscatto o le sue qualità canore. Quello che possiamo dire con certezza è che Mario Merola ci ha insegnato ad andare oltre il proprio biglietto da visita, poiché quest’ultimo non è definitivo: volendo lo si può cambiare.

Grazia Scognamiglio