Nuova aggressione nel vesuviano

Nuova aggressione nel vesuviano

“Tutto il mondo è Paese!” Quante volte l’abbiamo sentita ripetere questa frase? Ma poi si replica sempre con la favola del “non dover fare di tutta l’erba un fascio”. Eppure di mali comuni ce ne sono a migliaia nel nostro amatissimo vesuviano, come in tutto il mondo aggiungerei. Nascondere la verità non appartiene alla natura del Pennyroyal Tea, ma all’indole dell’uomo si. Lo scorso mercoledì 11 ottobre, verso l’una e mezza, la testimone dei fatti che verranno riportati in quest’articolo è stata attaccata (di spalle), percossa, molestata e quasi derubata. Vi sembra indelicata questa narrazione dei fatti? Non sarebbe forse peggiore l’omertà di un silenzio colpevole? Il fatto è avvenuto presso Via Grotta, tra Boscoreale e Pompei, poco distante da Scafati. In una via comune e sotto la luce del sole, ma senza videosorveglianza. Quando, fortunatamente per l’aggressore, non stava passando nessuno. Ma ricolleghiamoci ora alla frase iniziale: non sarebbe potuto accadere dovunque?
<< Mi ha sorpreso alle spalle e spinta verso il muro. Ha cercato di alzarmi la maglietta, ha tirato con tanta forza da farmi cadere la coppetta del reggiseno sportivo. Non ho realizzato subito la situazione, d’istinto ho iniziato a cercare di allontanarlo con le mani e strattonandolo. Indossava il casco e non sono neanche riuscita a vedere la targa del motorino. Ha anche cercato di strapparmi la collana che portavo al collo, un ricordo di famiglia a cui tengo molto. Se n’è andato appena ha intravisto una macchina in lontananza che si stava avvicinando. Per mia fortuna quest’ultima, con buone intenzioni, mi ha prestato soccorso. Posso dire di lui che mi è apparso molto giovane e, dall’accento, della zona. Quando mi hanno accompagnato a fare la denuncia, ero provata e con le lacrime agli occhi (realizzando la gravità di quello che ho dovuto subire); i carabinieri mi hanno comunicato di dover tornare a fare la denuncia un’ora più tardi, poiché erano in pausa pranzo. Mi sento, dovutamente a questo, non protetta e non tutelata. Quasi presa in giro, poiché messa in secondo piano dopo essere stata aggredita e aver sottoposto alla loro attenzione anche lesioni fisiche (nonché psichiche da non sottovalutare). Come dovrei sentirmi ora a camminare in strada? Ho paura di ogni rumore, come se chiunque potesse essere la persona che mi ha aggredito mercoledì, so anche che probabilmente quest’ultima non verrà mai presa. >>
La nostra testimone si è sentita apostrofare dai conoscenti come colpevole per la collana che indossava e per la strada che ha percorso sola, tutto questo nel giro di due giorni. Perché per il mondo, c’è sempre bisogno di un capro espiatorio, che tristemente molto spesso coincide con colui che appare più debole e non con coloro che immotivatamente attaccano e distruggono il prossimo. Le Forze dell’Ordine, incaricate nel dover proteggere gli innocenti, in questo caso si fanno manifesto di omertà e disumanità. Vorrei poter smentire quel “mondo-paese” che vi ho raccontato oggi, parlare di una realtà diversa dove queste storie importano talmente tanto a quelli che ci governano da garantire a questa testimone un domani con maggiore videosorveglianza, illuminazione e pattuglie di polizia. Purtroppo non tutto quello che si desidera è facile da ottenere. Talvolta stride nel silenzio per molto tempo prima di fare la differenza. Non lasciamo scivolare un’altra storia di paese nel dimenticatoio, iniziamo a pretendere per noi stessi maggiore sicurezza; ricordiamoci che in fondo siamo i primi a vivere e a testimoniare tutto questo.

Chiara Ricciardi