Le corde della società

Le corde della società

“Lo strumento è scordato!” Dice Ciampa a metà del primo atto della tragicommedia dal titolo “Il berretto a sonagli”. A dargli voce è Luigi Pirandello, autore del ‘900 che, attraverso questa rappresentazione, getta luce sulla situazione sociale del tempo, senza essere a conoscenza di star descrivendo una situazione constatabile anche ai giorni nostri. Infatti quello che noi vediamo con i nostri occhi è celato da Pirandello sotto maschere teatrali o, per meglio dire, grazie a dei “pupi” (così Ciampa definisce tutta l’umanità). Per Pirandello l’uomo non è libero, in quanto si trova nelle mani di un burattinaio abilissimo ma capriccioso che regola ogni cosa, come dimostra quest’opera in cui non ci sono carnefici ma tutte vittime. La prima pupa-vittima è Beatrice, ovvero colei che si lascia convincere da una donna dalle cattive intenzioni (una saracena) che suo marito intrattiene una relazione con la moglie del Ciampa, il quale, dal canto suo, si mostra prudente, fedele alla legge di “Moglie, sardine ed acciughe: queste sott’olio e sotto salamoja; la moglie, sotto chiave…” Tuttavia La signora Beatrice non è da sola, ha una madre e un fratello a cui non racconta nulla, neanche quando per combinazione suo fratello assiste al discorso strampalato e allusivo della sorella destinato al pover’uomo. Le parole di Beatrice vengono, infatti, considerate dal fratello come il frutto dell’esasperata lotta tipica delle donne che chiedono la libertà e dunque spinge Ciampa a non prestare tanta attenzione. Solo quando sarà troppo tardi collegherà tutti i fili. Ciampa invece sembra capire subito il fine del discorso (forse perché ha la coda di paglia), perciò risponde a tono, come se volesse spingere la padrona a rivelare quello che le sta avvelenando l’anima. L’umile servitore insiste perché, come lui stesso dice, suo padre, quando cadeva, si rompeva tutta la testa perché metteva le mani dietro, per questo il Ciampa le mani le vuole mettere avanti, come se già sapesse l’epilogo. Parte così un discorso straordinario sugli uomini, le donne e la società che ci vuole pupi, ma noi abbiamo uno strumento che ci potrebbe aiutare, il quale però, come detto in apertura, è scordato: la corda civile.
“Noi abbiamo tutti come tre corde d’orologio in testa. La seria, la civile, la pazza e poiché viviamo in una società ci serve principalmente la civile che sta al centro della fronte, senza questa corda noi ci mangeremmo tutti come tanti cani arrabbiati, ma non si può…”
Se ad esempio, dice Ciampa, io provassi una certa antipatia per Federico (fratello di Beatrice) e volessi addirittura mangiarlo, che faccio allora? Do una girata alla corda civile e gli vado incontro con volto sorridente e con mano stesa chiedendogli come sta. Fin qui nessun problema, ma potrebbe arrivare il momento in cui i rapporti potrebbero inclinarsi a causa di una parola detta male o capita male; allora si cerca prima di girare la corda seria, per chiarire, rimettere le cose a posto, ma se questo chiarimento non avviene non resta che sfferrare la corda pazza e a quel punto non si sa più dove si va a finire. Infatti, a scandalo ormai scoppiato, Ciampa sembra dimenticare la corda civile riempendo così la scena di follia che travolge ad uno a uno tutti i personaggi, il primo è se stesso che, per ricucire il suo onore, pensa di ammazzare i due presunti amanti ma poi, spaventato dallo spargimento di sangue, ritrova nella mente una soluzione migliore: la signora Beatrice, l’accusatrice, deve dichiararsi pazza. E così avviene, il sipario cade tra una risata e l’altra del Ciampa che sembra consolarsi da questo selvaggio piacere.
Ora noi non sappiamo se Ciampa realmente sapesse del presunto tradimento oppure no e forse non ci interessa nemmeno saperlo, poiché tutto passa in secondo piano dinnanzi al vero problema sollevato da queste amare scene, ovvero la forza che la società di un tempo come anche la nostra usa esclusivamente per salvare le apparenze più che per scoprire la verità.
Per chi volesse immergersi in questo finto perbenismo che alla fine non porta alla punizione del peccatore, ma sembra punire chi lo denuncia, oltre allo scritto pirandelliano vi sono diverse trasposizioni teatrali e cinematografiche tra queste spicca quella realizzata in napoletano da Eduardo De Filippo.

Grazia Scognamiglio