LA MORTE BAMBINA: STORIA DI MICHELLE DORR

LA MORTE BAMBINA: STORIA DI MICHELLE DORR

Questi erano gli amabili resti, cresciuti intorno alla mia assenza. I legami, a volte esili, a volte stretti a caro prezzo, ma spesso meravigliosi. Nati dopo che me n’ero andata, e cominciai a vedere le cose in un modo che mi lasciava concepire il mondo senza di me. (Susie, Amabili Resti)

A sei anni hai paura del lupo cattivo nascosto nel bosco, ridi in faccia ad uno squallido pirata munito d’uncino, conosci un mondo diverso e vivi le giornate in compagnia del tuo orsetto, fedele ed impavido compagno d’avventure; la morte è solo un presagio troppo lontano per potersi avverare.

Quando accade, però, una porzione di mondo si ferma. 

La morte di un bambino sconvolge, ma il suo omicidio? Lascia un indescrivibile senso di smarrimento che ci percuote e sembra che manchi il respiro. 

Era il 1986 quando Michelle Dorr venne brutalmente assassinata; aveva solo sei anni e, mentre faceva il bagnetto nel suo cortile, scomparve come brezza autunnale.

Il suo caso trovò l’agognata verità quasi quattordici anni dopo: ad ucciderla era stato Hadden Clark, il disadattato di quartiere affetto da schizofrenia paranoide, mentre lei si recava a casa della sua amichetta – nonché nipote di Clark – per giocare. 

Il mio assassino era un nostro vicino di casa. Una volta gli ho scattato una foto mentre parlava con i miei genitori dei suoi fiori. Stavo inquadrando i cespugli ma è spuntato fuori lui. È comparso dal nulla e ha rovinato la foto. Ha rovinato molte cose. (Susie, Amabili Resti)

Non siete obbligati a continuare a leggere, io stessa potrei fermare la penna e lasciar sfogo ad un silenzio triste ed incolore, ma oggi non lo farò. 

Dopo aver condotto la bambina con l’inganno nella propria stanza, lo psicopatico si mise a cavalcioni sopra di lei. Michelle non si perse d’animo e lo morse violentemente, ma lui le tagliò la gola con un coltello per il pesce. Dopo averla disossata ed in parte mangiata, la mise in sacchetti di plastica, pulì la camera e se ne andò per seppellirne i resti in un parco. In seguito, osò addirittura vantarsi di aver creato una collana composta interamente da ossa delle dita della bambina.

Forse morire può far più male di quanto si voglia pensare e, in effetti, è umano proteggersi da una verità crudele, una di quelle finestre che rendono il continuare a sopravvivere con leggerezza più difficile.

Al momento, Hadden Clark – avendo successivamente colpito anche altre vittime – sta scontando due ergastoli; non si sa se si sia mai pentito e, francamente, nessuno vuole saperlo.

Michelle è una delle troppe bambine bellissime e piene di gioia, morte prematuramente e senza alcuna motivazione.

Ma, colpo di scena! Secondo atto: c’è una vittima che respira ancora. 

Romanticamente viene utilizzata in molti testi l’espressione ‘senza cuore’, e in effetti la domanda è lecita: si può vivere davvero senza cuore? Dilaniati perennemente da quella mancanza? Il cuore batte continuamente, esternando narcisisticamente la propria presenza e, perciò, smettere di sentirlo significa perdere ogni contatto con il mondo e quindi cessare di vivere, o sbaglio?

Per quanto mi siano assolutamente ignoti i fattori che permettono questo secondo atto, devo dirvelo: in verità, talvolta si riesce a sopravvivere davvero.

I genitori di Michelle ci sono riusciti; i loro occhi sono spenti, e da anni non si danno pace, ma il padre continua a raccontarla nelle canzoni e nelle storie di una breve, seppur felice, infanzia strappata.

“Da grande voleva fare l’insegnante” racconta commosso “ma non ne avrà la possibilità’’.

Il mio assassino cominciava a sentirsi al sicuro, sapeva che la gente deve pur vivere, deve dimenticare. Il pensiero lo confortava, nessuno si accorgeva di lui. Ma c’era una cosa che il mio assassino non poteva comprendere: dove può arrivare l’amore di un padre per la propria figlia. (Susie, Amabili Resti)

La morte odora di tulipani freschi. Si muove con aria silente, ed è una compagna audace. Rappresenta un temuto astratto del destino che attende ogni anima dispersa.  

Sa essere giusta, quasi tranquilla, o anche imprevista e crudele. In verità le persone ignorano quanto la morte possa essere umana, perché d’altronde è solo un frutto ignoto. Con questo vorrei puramente rappresentare la cruda realtà dei fatti: gli esseri umani seminano la morte e ne raccolgono i frutti acerbi con la memoria. 

Da sempre gli uomini hanno ucciso con le più disparate motivazioni e dinamiche che, il più delle volte, si sono rivelate talmente calcolate e fredde da lasciare esterrefatti.  

Attraverso tutti possiamo scorgere il vero volto del male: parenti, amici, vicini di casa, amanti ed ‘innocui’ sconosciuti.

‘Morire è semplice come addormentarsi’. Così alcuni vogliono credere, pur di restare tranquilli dinanzi all’eterna distesa d’oblio che li attornia, ma talvolta la morte può rivelarsi estremamente dolorosa.

Noi stessi siamo in costante pericolo, in un mondo ricolmo di falsi miti e insensibili maschere di porcellana.

È doloroso pensare a quanto velocemente si possa spezzare il filo di una vita innocente e molto più intricato è il compito di raccontare ciò che è tragicamente stato.

Chiara Ricciardi