L’ intervista Scritto il 23 Settembre 202023 Settembre 2020 The Pennyroyal Tea Pubblicato inGIORNALE ONLINE Facebook Riccardo Niseem Onorato. Uno dei doppiatori più bravi del panorama italiano. Nel corso degli anni la sua voce suadente e riflessiva si è adagiata perfettamente sui volti di grandi e stimati attori. Con disinvoltura ed equilibrata ironia mi ha accolta nel suo mondo, ricco di arte e di cose sempre nuove da scoprire ed approfondire. Il suo è uno di quei timbri inconfondibili. Uno di quelli che è possibile riconoscere in fretta. Senza troppi giri di parole. Ma, da quest’ intervista, oltre all’ indiscutibile professionalità, si evince anche la presenza di un animo profondo e sensibile. Di spessore. Vediamo un po’ cosa ci ha raccontato.1) Chi è Niseem Onorato?Niseem nasce all’ incirca vent’ anni fa, dopo un viaggio di qualche mese in India. Divenni discepolo di un maestro indiano, che fu, appunto, l’ artefice di questo nome che vuol dire “ amore infinito”. In fondo noi non siamo il nostro nome. Io non sono né Riccardo né Niseem. Sono semplicemente me stesso, con tutti i miei pregi e difetti. Questo viaggio è stato molto significativo . Ho imparato davvero tanto. Mi sono imbattuto in realtà a me ignote. Sconosciute. Ma che sin da subito mi sono entrate nel cuore e non ne sono più uscite.2) Com’ è iniziata la tua carriera nel mondo del doppiaggio? All’ inizio volevi fare un altro mestiere oppure hai sempre saputo che questa sarebbe stata la tua professione?Io sono figlio d’ arte, quindi , in qualche modo , sono sempre stato legato a quest’ ambiente. Iniziai a doppiare qualcosa all’ età di sei anni. Successivamente, da giovanissimo, per esigenze familiari, mi sono rimboccato le maniche facendo tanti altri lavoretti. Poi all’ età di 15 anni , sono partito in tournee teatrale, in giro per l’ Italia, con la compagnia del Teatro Stabile di Torino. Improvvisamente, in un battito di ciglia, mi sono riavvicinato a quella passione iniziata per gioco da bambino. Inutile dire che non ho più smesso.3) La figura dalla quale, lavorativamente parlando, hai appreso di più?Indubbiamente mio padre. Un grande punto di riferimento. Poi, ovviamente ci sono stati tanti incontri significativi. Uno dei più rilevanti è stato quello con Beatrice Bracco, insegnante di recitazione che mi ha aperto a delle visioni particolari , ed attiva fruitrice del metodo Strasberg. Grazie a questi insegnamenti i ragazzi imparano ad essere autentici davanti ad una macchina da presa oppure su di un palcoscenico. Per poter trasmettere qualcosa al pubblico bisogna necessariamente scavare nella propria interiorità e nelle emozioni più recondite. Il vero attore è colui che fa della spontaneità la sua arma vincente. Uno degli incontri più belli? Sicuramente quello con Fellini a Cinecittà. Ebbi la fortuna di fare da comparsa in un suo film. Ero giovanissimo. Non avevo battute. La cosa che più mi colpi? Era un uomo particolarmente minuzioso. Pronto a curare ogni minimo dettaglio. Riusciva a creare una storia dietro a qualsiasi scena, anche quella più apparentemente banale. Un genio.4) Qual è l’ attore a cui sei più legato ed invece quello con cui ti sei divertito di più ?L’ attore al quale sono più legato è sicuramente Jude Law . L’ ho doppiato per vent’ anni. Abbiamo perfino cenato insieme. L’ ho incontrato per caso a casa di un mio amico. E’ una persona squisita. Non potevo credere ai miei occhi. Quello con cui mi sono sbizzarrito di più, sotto vari aspetti, è stato Ian Somerhalder . L’ ho incontrato ad una convention a Firenze. Un’ esperienza molto bella. Tuttavia, Il primissimo incontro è stato con Justin Chambers , colui che in Grey’s Anatomy interpreta Alex Karev. A differenza di come appare nella serie, in realtà si tratta di una persona molto cortese e garbata. La cosa che accomuna tutti e tre? L’ umiltà. Una dote molto rara oggigiorno e che, sfortunatamente, è sempre più spesso oscurata da tanta velata supponenza..5) E’ più difficile doppiare i cartoni animati oppure i film?Detesto doppiare i cartoni animati. Ovviamente scherzo. Ne ho doppiati alcuni ma indubbiamente faccio più fatica. Non riesco ad instaurare un feeling immediato con delle immagini disegnate. Quando doppio ho bisogno di entrare in sintonia con un volto, con degli occhi. Con un’ anima. Mentre sono in sala doppiaggio cerco di calarmi il più possibile nelle vesti del personaggio assegnatomi . Respiro come lui. Mi commuovo come lui. Mi infervoro come lui. Penso come lui. Il tutto sempre con grande naturalezza.6) Prima di iniziare a registrare avete tempo per approfondire lo studio del vostro personaggio?No , non succede molto spesso. Noi solitamente incontriamo il nostro personaggio non appena entriamo in sala doppiaggio . L’ unico film che mi capitò di vedere prima in lingua originale fu “ Sleuth ” con Jude Law e Michael Caine, regia di Kenneth Branagh e sceneggiatura di Harold Pinter, premio Nobel per la Letteratura nel 2005.7) C’ è mai stato un momento particolare in cui hai incontrato difficoltà nel doppiaggio?Ce ne sono sempre molti. Le difficoltà ci consentono di confrontarci con noi stessi. Con i nostri limiti e le più profonde paure. Solo mettendoci continuamente in discussione abbiamo la possibilità di crescere e comprendere sempre più cose. Non vi è mai un punto d’ arrivo. A maggior ragione in un lavoro in cui sei al servizio costante del pubblico.8) Un consiglio che daresti ai giovani che vogliono intraprendere questo mestiere.Solo studiando recitazione con passione ed umiltà capisci realmente verso cosa sei proiettato e se ci sono, in te, i presupposti per iniziare questa carriera. Martina Savarese Navigazione articoli ← Post Precedente Post precedente:Il TORNEO SOCCER SCAFATI raccontato da Gennaro SorrentinoPost Successivo → Post successivo:Willy