24: The Black Mamba

24: The Black Mamba

Notizia di poche ore fa è quella di un tragico incidente aereo in California. La mattina del 26 Gennaio è precipitato un elicottero che trasportava uno dei cestisti dell’NBA più forti e famosi al mondo, che ha fatto la storia di questo sport: il suo nome è Kobe Bryant. Erano presenti altre tre persone insieme a lui, escludendo il pilota, tra cui sua figlia tredicenne Gianna Maria-Onore: dell’incidente nessun sopravvissuto. Alcune fonti affermano che l’ex giocatore stava accompagnando proprio sua figlia, piccola cestista, ad un quotidiano allenamento e con loro volavano un’amica, anch’essa giocatrice, e il proprio genitore. Un pilota e due genitori con le rispettive figlie. In questo modo una delle stelle della pallacanestro ci lascia, nel modo più improvviso e destabilizzante possibile, a causa di un incidente, un errore, un qualcosa che non è andato come dovrebbe, un qualcosa che non dovrebbe avere il potere di sottrarre delle vite. Proprio la stessa mattina Bryant si era congratulato di persona con LeBron James, altro noto cestista, per averlo superato nella classifica dei migliori giocatori di sempre nella NBA. Bryant aveva lasciato la carriera sportiva nel 2016, dopo numerosi infortuni. Figlio dell’ex cestista Joe Bryant, Kobe ha passato l’infanzia in Italia e, dopo essersi trasferito negli Stati Uniti, entrò a far parte della sua storica squadra gialloviola, i LA Lakers, nel 1996, dove militò per vent’anni nel ruolo di ala piccola, fino al suo ritiro sportivo. Giocatore di grande talento, le sue azioni in campo ricordavano molto quelle di un serpente, il mamba nero, poiché riusciva sempre a farsi spazio dal fondo del campo e arrivava al canestro evitando in modo strategico gli avversari per poi segnare con notevole precisione: per questo motivo si fece soprannominare “The Black Mamba”. La notizia della sua morte ha sconvolto l’intero mondo del basket e non solo. A causa di un incidente aereo, probabilmente per le condizioni meteo avverse, si è spenta la giovane vita di un uomo che ha costruito la sua carriera, piena di successi , con grande sacrificio e dedizione allo sport. E con lui, in particolare, ci abbandona anche sua figlia, credo l’ultima persona con la quale Kobe avrebbe voluto condividere questo fatale momento. Lascia così sua moglie Vanessa e altre tre figlie.
La prima partita di basket che si è disputata dopo la morte di Bryant è stata quella tra San Antonio Spurs e Toronto Raptors. In onore del cestista deceduto, i giocatori, dopo un minuto di silenzio prima del fischio di inizio, appena iniziata la partita hanno lasciato volontariamente scadere il cronometro dei 24 secondi, quello che indica la durata massima di ogni azione. 24 era stato infatti il numero di maglia di Bryant a partire dal 2006, dopo aver indossato per anni il numero 8. Con immenso dolore lo ricorderemo per sempre come uno dei cestisti più importanti della storia di questo sport.
“Non importa quanto segni. Quello che conta è uscire dal campo felice.” (Kobe Bryant)
Addio Kobe.

Giuseppe Prete